Basso rischio di contagio da Covid-19, ma elevato rischio di compromissione della sfera emotiva e relazionale. E’ questa l’analisi di un gruppo di pediatri italiani in relazione a questi mesi di emergenza Covid-19 e bambini. L’appello degli specialisti, tra cui primi firmatari Giorgio Tamburlini, presidente del Centro per la Salute del Bambino di Trieste, e Federico Marchetti, direttore Dipartimento Salute Donna, Infanzia e Adolescenza di Ravenna, si rivolge alle istituzioni.
“Il rischio di contagio” da Covid 19 “per e da parte dei bambini è molto basso mentre il rischio di compromissione di aspetti cognitivi, emotivi e relazionali conseguenti alla prolungata chiusura delle scuole è molto alto”, si legge in un documento. “E’ quindi urgente cambiare rotta, se si vuole evitare che alla crisi sanitaria e a quella economica si aggiunga una crisi educativa e sociale”. Per questo, proseguono i pediatri, “vanno aperti e riaperti sollecitamente spazi ludici con componenti educative”.
“E’ tempo – si legge ancora – che anche per la scuola e per tutti i servizi per l’infanzia ci sia una assunzione di responsabilità collettiva”. I dati, ricordano i pediatri, “sono ormai consolidati e coerenti tra i diversi studi: i bambini si ammalano poco, molto poco; e quando lo fanno, le manifestazioni cliniche sono lievi”. Inoltre “possono albergare il virus, e verosimilmente trasmetterlo, ma la possibilita’ e’ estremamente bassa”. Viceversa, aggiungono “si stanno accumulando evidenze sui danni collaterali provocati in bambini dalle conseguenze del lockdown e della chiusura di servizi educativi e scuole. Si sta accumulando un ritardo educativo”.
A ciò si “associano manifestazioni di disagio psicologico, aumentato rischio di violenza subita o assistita, riduzione di qualità degli apporti alimentari, riduzione dei supporti abilitativi e medici per bambini affetti da disabilità o patologie croniche”. Secondo i pediatri, “finora le scelte sono state tutt’altro che equilibrate: i danni per i bambini sono stati scotomizzati da una focalizzazione quasi esclusiva sul rischio di contagio”.
Ora, ribadiscono, “è urgente cambiare rotta”, riaprendo i servizi e mettendo in campo “iniziative specifiche di supporto per i bambini con difficoltà”. E “queste misure non vanno rese impossibili da norme non sorrette da chiare evidenze e non sostenibili dal punto di vista organizzativo, né devono essere rese problematiche da attribuzioni di responsabilità irragionevoli ad amministratori e dirigenti. Non possiamo far pagare a bambini e famiglie – concludono – il peso delle nostre esitazioni e, di fatto, della nostra ignoranza e ignavia di fronte a quanto sta accadendo, lasciando che gran parte delle scelte siano rimandate a settembre”.